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VACCINO ANTI-COVID: NE PARLIAMO CON PAOLO GULISANO | AFICIONADOS

a cura di Giovanni Giagnorio


Il tema dei vaccini è indubbiamente un argomento delicato che lascia spazio a domande e perplessità. Desiderosi di capirne di più e di non cadere in falsi giudizi procacciati qua e là, tramite social network e mass media, e senz'altro coscienti di una netta incompetenza a riguardo, abbiamo deciso di intervistare Paolo Gulisano. Medico, epidemiologo e soprattutto Amico, spiega con ragionevolezza quanto accaduto in questi mesi. Non solo, fa emergere infatti la visione cristiana che ha sulla realtà, e come sia la sua esperienza cristiana a muoverlo nel suo nobile lavoro di dottore. Lo ringraziamo perché ci ha ricordato nuovamente che chi salva veramente la vita non è un vaccino o il governo di turno, ma ha un nome e un volto ben definito: Gesù Cristo.


1) Secondo lei com'è la situazione generale in Italia? Siamo ancora in piena emergenza? Oppure si inizia a vedere uno spiraglio di luce che può portarci fuori dalla pandemia? Ci potrebbe illustrare un quadro generale?


Il 31 gennaio lo stato d’emergenza- con tutte le sue conseguenze- ha compiuto un anno. Un anno di provvedimenti restrittivi motivati dalla presenza e dalla diffusione del virus Covid-19. La narrazione ufficiale dell’epidemia da Covid come sappiamo bene è quella di un microrganismo spaventoso, un virus-killer che sta mietendo vittime in ogni parte del mondo e nei confronti del quale non c’è cura. Ma se andiamo a vedere i dati epidemiologici, alzando lo sguardo oltre i confini italici, ci possiamo accorgere di una realtà che non è esattamente quella raccontata dalle fonti ufficiali. Ci possiamo accorgere che l’Italia è in una situazione pesante ma non perché il virus qui abbia una virulenza maggiore, abbia delle varianti micidiali e più letali. Di letale c’è solo- ma purtroppo questa è la spiegazione- il governo.

L’ Italia nel rapporto fra numero di decessi e popolazione, è la seconda messa peggio in Europa. Davanti c’è solo il Belgio. E quel che è peggio è che è la terza nel mondo in questa lugubre classifica. Nel dettaglio, l’Italia ha registrato 1.076 morti ogni milione di persone, dopo i 1.548 del Belgio, e i 1.108 del Perù. Per comprendere la gravità del numero italiano occorre volgere lo sguardo all’Africa. In questo continente, il paese con maggior numero di decessi risulta essere il Sudafrica, uno dei Paesi tra l’altro col più alto livello di benessere, con 390 morti per milione di abitanti. Altri paesi dell’Africa mediterranea, lamentano situazioni meno preoccupanti. L’Algeria, ad esempio, ha 59 decessi per milione di abitanti. Dati impressionanti. La letalità per Covid in Africa è un ventesimo di quella dell’Italia degli ospedali di eccellenza, delle terapie intensive, del sistema sanitario presente capillarmente sul territorio, almeno sulla carta. Come si spiega tutto questo? La risposta è una sola: la strategia con cui il governo italiano ha affrontato l’epidemia è stata completamente sbagliata.


2) Dal 27 dicembre in Europa è iniziata la campagna vaccinale, crede realmente che ciò possa rappresentare una via d'uscita dall'emergenza con graduale ritorno alla normalità? Potrebbe esserci un'alternativa al vaccino?


Direi proprio di no. La vaccinazione è uno strumento di prevenzione proiettato al futuro, non una cura. Occorre curare i malati qui ed ora. Il sistema sanitario nell’affrontare l’epidemia ha visto gli ospedali lasciati riempire da persone che avrebbero potuto essere curate a casa. E’ venuta meno la rete territoriale; sono state dati ai medici di base indicazioni terapeutiche incredibilmente soft. Migliaia di persone sono finite in terapia intensiva dopo aver assunto per giorni solo paracetamolo, fino a quando il virus non aveva creato danni all’organismo spesso irreparabili. Si è ostacolato in ogni modo l’uso di terapie che avevano mostrato anche in altri Paesi la loro efficacia e la loro validità, come ad esempio la Clorochina. Il ritorno alla normalità avverrà quando anziché continuare a bloccare le attività produttive, commerciai, le scuole e le università, si provvederà a curare le persone a casa. Non dimentichiamo che i lockdowns non hanno come obiettivo l’eradicazione del virus, ma evitare il collasso degli ospedali, che peraltro si può evitare curando i malati a domicilio.



3) La società nell'ultimo mese è divisa fra ProVax e NoVax, cosa ne pensa dei vaccini che sono stati messi a disposizione della comunità mondiale? Crede che la somministrazione di una di queste tre tipologie di vaccino a lungo termine possa portare a conseguenze deleterie?


Per mesi i vaccini sono stati annunciati come la soluzione, l’unica soluzione, al problema della pandemia. Col passare del tempo e l’annuncio degli imminenti arrivi dei vari prodotti la fede nel culto del vaccino è cresciuta a dismisura, una fede che non ammetteva obiezioni e scetticismi, tanto da far minacciare sanzioni e punizioni a chi avesse osato mettere in dubbio il ruolo salvifico del prodotto farmaceutico. In realtà un vaccino si fa in 5-6 anni e non in pochi mesi, è stato più volte ripetuto dalle voci scientifiche prudenti ed equilibrate, ma il fronte vaccinista ha sempre respinto seccamente queste preoccupazioni.

Ci troviamo ora in una fase sperimentale di vari prodotti, e non ci sono certezze assolute né in merito all’efficacia e nemmeno in merito alla sicurezza. Gli esperti prevedono che solo tra due anni sapremo quali vaccini hanno funzionato bene, quali no, e con quali eventuali eventi avversi.



4) Si parla di un possibile utilizzo di linee cellulari di feti abortiti nella produzione dei vaccini anti-covid19. Alla luce della sua esperienza cristiana, cosa pensa in merito alla somministrazione di questi vaccini? E' moralmente accettabile anche se si tratta di una situazione emergenziale?


Il principio primo della Medicina è “primum non nocere” . Un farmaco in primo luogo non deve fare male. Prima di procedere alla sua somministrazione bisogna accertarsi di questo. Oltre a questo atteggiamento precauzionale, l’altro principio etico non prescindibile è questo: il fine non giustifica i mezzi. Se anche un farmaco servisse e non fosse nocivo, non si può utilizzare mezzi illeciti come l’aborto procurato per realizzarlo. Inoltre, trattandosi non di un farmaco che salva una vita ma di un mezzo di possibile prevenzione, non c’è alcun motivo che possa giustificare le scelte di utilizzare cellule di provenienza da feti abortiti. Inoltre, questa non è affatto una scelta obbligata: esistono vaccini che non utilizzano cellule di questo tipo.



5) Negli ultimi mesi sembra quasi che l'arrivo del vaccino costituisca la soluzione ad ogni problema, non crede che questo forte assolutizzare il ruolo della scienza renda la società sempre più materialista e scientista dimenticando la dimensione sacra e divina della vita?


Siamo entrati nel tempo dell’”Ultima religione”, che è il titolo del mio ultimo libro. Le religioni tradizionali, ma soprattutto il Cattolicesimo, vengono soppiantate da una nuova visione del mondo, che assume la valenza di religione, rappresentata da un mix di umanitarismo, di ecologismo, di scientismo, di culto idolatrico per la salute. La salute è un bene importante, ma non può essere elevata a divinità suprema alla quale sacrificare tutto. Dio è stato il grande dimenticato del tempo della pandemia: citato ben poco anche dalle gerarchie ecclesiastiche. Occorre quindi tornare a riscoprirlo, e metterlo al centro delle nostre vite. Lui, infatti, e non qualche ritrovato farmacologico, è luce e speranza, e salvezza.


Grazie Paolo per aver risposto alle nostre domande!

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