Articolo di Michele Lombardi
Il 24 marzo 2021 si celebra la 29° Giornata dei missionari martiri. Ma chi è il martire? Perché i cristiani, soprattutto nei primi secoli, venivano massacrati?
L’idea che Dio si fosse incarnato, facendosi uomo in Gesù Cristo, ha sin dall’inizio infastidito il mondo; da subito questo Avvenimento che ha cambiato il volto della storia è stato contestato e ostacolato ferocemente, soprattutto facendo ricorso alla violenza.
Il primo martire fu Cristo stesso: nonostante la legge prevedesse appena 70 colpi di flagello, per la precisione Gesù ne ebbe 5480, secondo le visioni di Santa Brigida. Conosciamo già il resto: la corona di spine, la croce che portò da solo lungo tutto il cammino, la crocifissione non sulla mano ma perforando il polso: il chiodo, attraversando le ossa solide, meglio fissava il corpo al legno; al contrario invece, se avessero conficcato il ferro nella mano, la carne si sarebbe spaccata in due e non avrebbe retto il peso del corpo, che sarebbe crollato.
Allo stesso modo, anche i cristiani, sin dal principio, hanno dovuto sopportare tante ostilità. Il motivo della persecuzione dei primi cristiani era molto semplice: erano considerati nemici dello stato, per esempio perché vedevano gli schiavi non come merce da lavoro, ma come creature proprie di Dio. Di fronte alla società apparivano diversi e strani, perché si rifiutavano di assistere ai giochi violenti che dilettavano i romani. Erano considerati disertori perché si rifiutarono di prendere le armi in mano per combattere. Si pensava addirittura che fossero la causa di alcune sciagure naturali. Insomma, lo stato non poteva tollerare questi uomini nuovi - i cristiani – che con la loro rivolta “silenziosa”, trasgredivano gli ordini e non soccombevano alle prerogative dello stato. D’altro canto lo stato infastidito, per salvaguardare i propri valori, dovette adottare misure illecite per sopprimere queste correnti ritenute “ambigue”.
Di seguito elenco solo alcuni dei supplizi che i martiri hanno subito per testimoniare con la loro vita che Cristo è Via, Verità e Vita:
I beati martiri Edoardo Oldcorne, sacerdote, e Rodolfo Ashley, religioso della Compagnia di Gesù, che esercitarono clandestinamente per molti anni il loro ministero, finché, sotto la falsa accusa di cospirazione contro il re Giacomo I, furono gettati in carcere, torturati e infine tagliati a pezzi ancora vivi.
A Capitolíade nella Batanea, in Siria, san Pietro, sacerdote e martire: accusato davanti al capo dei Saraceni Walid di insegnare apertamente per le strade la fede di Cristo, fu amputato della lingua, delle mani e dei piedi e, appeso alla croce, coronò la sua vita con il martirio che aveva ardentemente desiderato.
Nel villaggio di Torrent in Spagna, beata Carmela García Moyón, martire: fervida insegnante di dottrina cristiana, durante la persecuzione religiosa, per la sua fede in Cristo fu violentata e bruciata mentre era ancora viva.
A Pyongyang in Corea, san Pietro Yu Ch ng-nyul, martire: padre di famiglia, mentre di notte leggeva il Vangelo ai fedeli radunati in casa del catechista, fu arrestato e, frustato a morte, morì per Cristo.
Ad Alessandria d’Egitto, commemorazione di san Serapione, martire, che, sotto l’imperatore Decio, fu sottoposto a così crudeli supplizi, che dapprima gli furono spezzate tutte le giunture delle membra e poi fu precipitato giù dai piani superiori della sua casa.
Ad Antiochia in Siria, commemorazione di san Tirannione, vescovo di Tiro e martire, che, istruito fin dalla più tenera età nella fede cristiana, dilaniato dagli uncini di ferro insieme al sacerdote Zenobio, ottenne la corona della vittoria.
Nella città di Sendái in Giappone, beato Diego Carvalho, sacerdote della Compagnia di Gesù e martire, che, dopo gli oltraggi, il carcere e i faticosi viaggi compiuti in pieno inverno, sottoposto infine al supplizio dell’acqua ghiacciata, con intrepida fede confessò Cristo insieme a molti compagni.
A Cesarea in Palestina, sant’Adriano, martire, che, durante la persecuzione dell’imperatore Diocleziano, nel giorno in cui gli abitanti erano soliti celebrare la festa della Fortuna, per ordine del governatore Firmiliano, fu per la sua fede in Cristo dapprima fu gettato in pasto a un leone e poi sgozzato con la spada.
Ad Ainvarza in Cilicia, nell’odierna Turchia, san Giuliano, martire, che, dopo essere stato a lungo torturato sotto il governatore Marciano, venne chiuso in un sacco pieno di serpenti e precipitato in mare.
A Catania, sant’Agata inizialmente venne fustigata, legata sull'eculeo e allungata con funi le furono slogate le caviglie e i polsi, e sottoposta al violento strappo delle mammelle, mediante delle tenaglie.
Potrei andare avanti per ore, se cercate la parola “martire” nel Martirologio Romano escono 1664 voci, se invece cercate “martiri” escono 1017 voci.
Chi è, dunque, il martire? La traduzione greca è “testimone”. Infatti il martire è colui paga con la sua vita, sopporta le atrocità più impensabili, per gridare che Cristo è l’unica ragione per cui vale la pena vivere! Questi uomini hanno dato la vita a Cristo, una Presenza, una carne viva e reale. Perciò non possiamo ridurre la fede cristiana a pura ideologia o opinione, o negare la sua evidenza, perché i martiri si sono sacrificati per Lui. Una persona non decide di morire lasciandosi smembrare affinché sia da monito per unire tutti i proletari del mondo in una sola voce. Al contrario invece uno accetta di essere ucciso crudelmente perché è certo di quella Presenza che si vede e che si tocca, e che darà la felicità eterna. Se così non fosse l’unica spiegazione al martirio sarebbe la follia: perché mai uno dovrebbe farsi mettere sulla brace in nome di un passante che a un certo punto della storia si è identificato come “Figlio di Dio”? Non è il ricordo di una cosa passata che mi fa dire sì al martirio, ma è una Presenza che si manifesta oggi. «Vale la pena quando il sacrificio è fatto per qualcosa d’altro che non appassisca come le foglie d’autunno, che non marcisca come un uomo che muore; che diventi bello col tempo, che resista, e che faccia resistere anche te così». Diceva don Giussani parlando del sacrificio.
Concludo commentando una citazione di Primo Levi, che può essere riferita al popolo cristiano e alle incessanti persecuzioni:
«Auschwitz è fuori di noi, ma è intorno a noi, è nell'aria. La peste si è spenta, ma l'infezione serpeggia: sarebbe sciocco negarlo.»
Auschwitz, non come luogo, ma come ideologia. Ci sarà sempre qualche figura come Nerone che pur di dar sfogo alla propria ira e avversione, addosserà ai cristiani qualche colpa infondata.
L’infezione serpeggia, sarebbe sciocco negarlo; potrei aggiungere: ma obbligatorio censurarlo. Secondo delle statistiche: «Nel 2020 (il rapporto in realtà copre un periodo che va dal 1° ottobre 2019 al 30 settembre 2020) sono stati uccisi 4.761 cristiani (13 al giorno) contro i 2.983 del 2019. Un dato superiore anche ai 4.305 del 2018. L’anno scorso sono stati attaccati o chiusi 4.488 chiese ed edifici connessi, 4.277 cristiani sono stati arrestati senza processo e incarcerati, 1.710 rapiti.»[1] Eppure si parla sempre meno, se non per nulla, delle oppressioni che i cristiani subiscono quotidianamente.
Viva Cristo Re.
[1] https://www.tempi.it/cristiani-perseguitati-rapporto-2021-open-doors/
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