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Platino a J-Ax, sangue ad Hong Kong

Articolo di Michelangelo Socci


“Poi ci sono i miei litigi con il ministro dell’Interno su Twitter. Non ho mai subito una censura dichiarata, ma è chiaro che se ti esponi da una certa area le offerte di lavoro diminuiscono”.


Così J-Ax in un’intervista rilasciata al Corriere della Sera in occasione del suo venticinquesimo anno di carriera. Poco importa che il rapper stia per iniziare un tour sold-out: “le offerte di lavoro diminuiscono”.E come se non bastasse, questo coraggioso dissidente osteggiato è stato punito per la sua insubordinazione col Disco di Platino per l’ultimo singolo.

Si chiama Ostia Lido ed è il nuovo tormentone dell’estate. Il testo è molto profondo. 

Ho l’accesso a posti esclusivi,” spiega J-Ax, ma quando ci sono andato mi sono annoiato. Mi diverto di più in situazioni normali, con gli amici. Da lì è nata Ostia Lido: tutti vogliono fare i fenomeni per condividere sui social la loro vacanza. Mi sono detto voglio il posto meno esotico, dove si mangia bene. Negli anni 90 andavo a molte feste in spiaggia a Ostia” È dura la vita del contestatore.

Purtroppo, però, non a tutti i dissidenti è riservato lo stesso trattamento.

Infatti, mentre a J-Ax è toccato il Disco di Platino, sul popolo in rivolta di Hong Kong si stanno abbattendo le inaudite violenze tipiche del regime comunista cinese.

Nelle ultime settimane oltre un milione di persone sono scese nelle strade per protestare contro alcuni provvedimenti del governo locale volti ad autorizzare le estradizioni in Cina dei colpevoli di reato. La gente di Hong Kong non si fida.“I sospetti verso la Cina” spiega il Fatto Quotidiano“si sono rafforzati per una serie di sparizioni di personalità critiche verso il potere cinese, fra cui un gruppo di editori dissidenti e un miliardario, che sono poi ricomparsi in detenzione nella Cina continentale.”Due giorni fa la situazione è degenerata quando 45 persone sono state massacrate da alcuni uomini mascherati poco dopo la manifestazione.

“L’ipotesi” si legge sul Post, “è che gli autori dell’attacco facessero parte del crimine organizzato. Per decine di minuti, sono rimasti nella stazione picchiando i passanti.

Ci sono state numerose polemiche per l’intervento tardivo degli agenti di polizia, intervenuta circa un’ora dopo dall’inizio dell’attacco, quando ormai c’erano circa 45 feriti, tra i quali una persona che è stata poi ricoverata in condizioni gravi per le ferite subite.”

Queste notizie confermano come per la Cina continui ad essere tristemente vero quel che scrivevano sull’Europa Karl Marx e Friedrich Engels due secoli fa: “uno spettro si aggira per l’Europa: lo spettro del comunismo”.

Ovunque passi questo spettro lascia dietro di sé le macerie di intere civiltà annegate nella violenza ideologica e nella repressione. 

Il grande dissidente Aleksandr Solženicyn l’aveva capito. 

Per questo non si stancò mai di contestare le efferatezze del comunismo sovietico. A lui non toccò il disco di platino, ma il gulag.

Guardando quel che accade a Hong Kong, la sua lettera ai dirigenti dell’Urss è drammaticamente attuale.

“L’ideologia comunista” scriveva, “non fa che indebolirvi e legarvi le mani (…). Da molto tempo tutto nel paese si regge non su uno slancio ideale, ma unicamente sul calcolo materiale e sulla sottomissione dei sudditi.”

“Rinunciate a questa ideologia disfatta, lasciatela ai vostri rivali, lasciatela andare dove vuole. Liberiamoci di essa e, con essa, della necessità di riempire di menzogne tutta la nostra vita. Toglieteci di dosso questo sporco saio intriso di sudore, tanto incrostato di sangue che il corpo vivo della nazione non può più respirare”.

Questo stesso appello andrebbe oggi rivolto alla Cina, con l’invito che Solženicyn fece, a suo tempo, all’Urss, quando affermava: “personalmente, all’infuori di quella cristiana, non vedo oggi nessuna forza spirituale viva che possa operare per la guarigione spirituale della Russia”.

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