Articolo di Michelangelo Socci
“Io mi domando che cosa gli altri popoli ci rimproverano di più: se d’essere intelligenti o d’esser liberi, che è un nostro gran difetto anche quello.”
Curzio Malaparte
Pochi mesi fa, Enrico Rossi, presidente della regione Toscana, metteva in chiaro il compito della sinistra italiana. “L’obiettivo” spiegava, “dev’essere costruire un argine al dilagare della destra, difendendo i valori della democrazia liberale e lottando per un’Europa sociale”. Sulla stessa linea Nicola Zingaretti: “bisogna andare a votare per salvare l’Italia. Se questi (il governo, n.d.r.) rimangono al potere, mettono a rischio il paese e la democrazia.” In vista delle europee si è mobilitata perfino l’Anpi (Associazione Nazionale Partigiani), con un manifesto che invita al voto antifascista per “difendere la democrazia e la libertà” con un “largo fronte antifascista e democratico a difesa dei popoli dell’Unione Europea”. Dunque ecco come è scesa in campo la sinistra: in qualità di paladina della democrazia e della civiltà. Tutto bellissimo e toccante, senonché i “popoli dell’Unione Europea” anziché farsi tutelare dalla sinistra, hanno serenamente deciso di tutelarsi dalla sinistra. In Italia, con la vertiginosa ascesa del centrodestra, questa scelta è stata evidente. Per questo l’opposizione non ha tardato a far sentire il suo malcontento. In che modo i fieri compagni, ultima speranza della “libera” Europa, hanno reagito alla batosta elettorale? Alcune pagine Facebook hanno collezionato i migliori commenti di alcuni fra questi valorosi difensori della democrazia. “Il popolo quando decide ha sempre torto marcio” scrive un paladino dei diritti umani, “perché i suoi interessi sono gli interessi dei miserabili e degli incazzati (…). Il popolo deve lavorare umilmente e senza rompere i coglioni, non deve votare e parlare”. La pagina “Abolizione del suffragio universale”, commentando i risultati delle elezioni in alcune zone del meridione, scrive: “nutrite ancora dubbi sulla necessità di abolire il suffragio universale?”. Una ragazza rincara: “la dimostrazione che l’analfabetismo funzionale in Italia è a livelli altissimi”. Un’elegante donzella esprime così il suo disappunto per la vittoria della Lega a Riace: “spero che Riace si autodistrugga insieme ai leghisti”. L’aspetto curioso è che questa comica deriva totalitaria non è propria di pochi isolati e sconosciuti lupi da tastiera. Molti intellettuali in vista hanno infatti espresso pensieri affini a quelli dei “democratici” di cui sopra, svalutando il voto degli elettori. Gad Lerner, novello Karl Marx, si riscopre storico e sociologo. Si abbandona così a funeste previsioni: “L’Italia leghista è un rivolgimento profondo, sociale e culturale prima ancora che politico (…). Già in passato le classi subalterne si illusero di trovar tutela nella trincea della nazionalità. Non finì bene.” L’antifascista Paolo Roversi twitta: “Mi sarebbe piaciuto andare in vacanza in Sardegna ma ora ho scoperto che lì il primo partito è la Lega. Meglio restare a Milano. Qui è ancora un’isola felice”. Povero Roversi… nelle ambasce per non sapere dove passare le vacanze estive. Ma la ciliegina sulla torta è Gianni Cuperlo, da giorni nell’occhio del ciclone per una gaffe sulla Sardegna. “Mi colpisce” dice Cuperlo, “che oggi la Lega sia il primo partito in Sardegna dove il 33 per cento dei ragazzi tra i 14 ed i 18 anni che frequentano la secondaria non finirà gli studi. E la Lega, azionista di riferimento di questa maggioranza, non ha fatto niente per loro”. Un attacco alla Lega? O uno sfottò al giovane elettorato sardo? Chi sa. Una cosa è certa: se i democratici vogliono salvare il popolo dalla destra è bene che il popolo salvi la democrazia dai democratici.
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