Riceviamo con piacere in redazione la testimonianza di Pier Giorgio, figlio di Marco Sermarini che nel 2008, insieme ad altri genitori, fonda una delle prime scuole parentali d'Italia. Per quanto ancora lo Stato resterà sordo al ''grido'' di queste scuole? Per quanto tempo ancora la logica statalista dovrà calpestare la libertà educativa?
''Dopo circa due mesi all’ombra della straordinarietà dei decreti legge, di messaggi politicamente corretti del tipo “andrà tutto bene”, oppure: “questo non è il momento di fare polemica'', mi trovo a fare un articolo che non definirei polemico, ma reale ed oggettivo in base a quello che stiamo vedendo. Mi presento: sono Pier Giorgio Sermarini di San Benedetto del Tronto. Qui nel 2008 è nata una delle prime scuole parentali d’Italia, e non intendo lamentarmi del fatto che nel decreto “Rinascita” non ci sia la voce “Scuole Parentali” per attingere ai fondi necessari per andare avanti con la nostra attività. Vi sembrerà strano ma il mio non è uno sfogo, come ne vedo molti in tv e sui giornali. Neppure mi considero una persona che vede complotti ovunque. Sono alla ricerca del nostro fantomatico principio di uguaglianza. Il mio grido è il grido di molti che cercano di essere equiparati alla massa di studenti italiani che quest’anno passeranno l’anno con il ben noto sei politico. Perché dico questo? Ve lo spiego e sono sicuro che aprirò al vostro sguardo un panorama di cui non avete mai sentito parlare, fatto di disuguaglianze e di ideologia. Gli alunni delle scuole parentali, al termine di ogni anno scolastico, devono svolgere un esame di idoneità per vedersi riconosciuto l’anno di studio. Questo è già il primo fattore di disuguaglianza, ma noi ed i nostri alunni siamo anche orgogliosi di sostenere l’esame perché diciamo che questo è il prezzo della nostra libertà. Sostenere l’esame per noi vuol dire essere svincolati da una lettura ideologica delle Indicazioni Nazionali che lo Stato ci chiede di seguire. Penso che questa sia una situazione già abbastanza anomala. Perché ci devono essere studenti di serie A (studenti delle scuole statali) e studenti di serie C (studenti delle scuole parentali)? Ad oggi, a causa dell’emergenza del coronavirus, i nostri studenti non sanno come e quando svolgere l’esame di idoneità: non basta la pandemia, non basta la disparità di trattamento, dobbiamo avere anche l’incertezza sui tempi e i modi in cui i nostri alunni dovranno sostenere questo esame. In tutto questo dobbiamo dire qualcosa di concreto ai nostri ragazzi che aspettano una risposta non solo da noi ma dal sistema, che in questo momento è visibile nel presidente del Consiglio dei ministri Giuseppe Conte. Oltre al silenzio di Giuseppe Conte, di per sé preventivabile, ancor più assordante è quello ricevuto come risposta dalle scuole paritarie, messe in forte difficoltà dalla pandemia e dalle restrizioni ad essa connesse. L’80% delle scuole paritarie è gestito da ordini religiosi. Ricordo i motivi per cui la Chiesa si è sempre spesa nel campo dell’educazione. Essa si è sempre occupata di educazione, non solo religiosa e morale, ma anche civile. Innumerevoli ed eroiche le iniziative in questo campo da parte di ordini religiosi, missionari, sacerdoti e, in generale, del popolo cattolico. Per usare le parole della Divini illius Magistri (1929) di Pio XI: la Chiesa “ha in tutti i secoli creato e promosso una moltitudine ingente di scuole e istituzioni in ogni ramo del sapere … fin da quel lontano medioevo, nel quale erano così numerosi i monasteri, i conventi, le chiese, le collegiate, i capitoli cattedrali e non cattedrali, presso ognuna di queste istituzioni era un focolare scolastico, un focolare di istruzione e di educazione cristiana”.
Il motivo di questo impegno educativo della Chiesa è che essa esercita nei confronti di tutti gli uomini una “maternità soprannaturale”. Dopo questa precisazione sarei lieto di vedere una Chiesa protagonista della storia, come lo è stata per duemila anni, e mi rendo conto di quanto questo oggi tocchi a noi. In ogni caso mai ci ritroveremo nello statalismo promosso da Giuseppe Conte e che nessuno potrà mai toglierci mai la libertà di educare.
Pier Giorgio Sermarini
P.S.: e sottolineo il mai.''
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