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MARIA CORREDENTRICE NON È UN ERRORE | AFICIONADOS

Articolo di Nazario Marinacci, seminarista


Il tema che mi accingo ad affrontare, è alquanto controverso. Esso infatti è al centro della odierna discussione all' interno della Chiesa, in ambito teologico - mariano. Un tema difficile, molto rischioso, ma se affrontato in maniera adeguata e con le giuste predisposizioni, ovvero senza dubbi di fondo e senza insensati pregiudizi, esso può diventare l'occasione favorevole per riscoprire e comprendere in maniera più adeguata l'importanza che Maria occupa nella nostra esistenza, auspicando che questa riscoperta ci conduca ad avere un amore e una devozione nei suoi confronti sempre più grande, come è opportuno che ogni figlio faccia nei confronti della propria madre. Procediamo ora con ordine nella esposizione della questione.


Il termine Corredentrice compare nella vastità dei titoli con i quali il popolo di Dio si rivolge a Maria per venerarla e pregarla, ma oltre ad essere un'espressione di invocazione, esprime primariamente un concetto teologico, che si riferisce al ruolo svolto dalla Vergine nell'opera di redenzione del genere umano attuata da Gesù Cristo. La discussione che tuttora è in atto tra i vari teologi, riguardo a questo termine, si basa sostanzialmente su due considerazioni; gli oppositori sostengono in primo luogo che il termine Corredentrice possa, in qualche modo, trarre in inganno i fedeli, in quanto sembra che l'utilizzo di questo termine possa mettere Maria sullo stesso piano di Cristo, negando così la verità di Cristo unico Redentore e Mediatore. Sempre gli oppositori, inoltre, giustificano la loro posizione contraria avvalendosi del fatto che il termine Corredentrice non è usato ne dai Padri della Chiesa, ne nel Magistero, risultando così del tutto assente nella Tradizione.

Pur riconoscendo la legittimità di queste affermazioni, e dovendo riconoscere l'effettiva assenza del termine nella Tradizione, tuttavia vi sono delle ragioni che ci permettono di poter avvalorare la tesi secondo la quale rivolgersi a Maria invocandola come Corredentrice non è sbagliato.


Seppur assente in termini di linguaggio, il concetto della corredenzione è presente nella Tradizione in termini di significato, mi spiego meglio: è presente nella Tradizione e nella coscienza comune dei fedeli, fin dai tempi più antichi, che Maria, per una speciale disposizione di Dio, è stata associata all'opera della redenzione, e ad essa ha cooperato per volontà di Cristo stesso. Questa affermazione è stata più volte pronunciata anche di recente da Benedetto XVI non solo da Papa, ma anche da cardinale in qualità di Prefetto della Congregazione per la dottrina della Fede.


Il primo ad esprimere questo concetto è Sant'Ireneo di Lione, un Padre della Chiesa, Vescovo, morto martire nell'anno 202. Egli, nel Tractatus Adversus Hereses afferma: "Come Eva disobbedendo, divenne causa di morte per se e per tutto il genere umano, così Maria, novella Eva, con la sua obbedienza, divenne causa di salvezza per se e per tutto il genere umano...così che l'umanità, come a causa di Eva fu legata alla morte, così per Maria viene liberata dalla morte e legata alla vita".

A questo proposito, l'espressione "causa di salvezza" usata da Ireneo, è la ripresa testuale del passo della Lettera agli Ebrei, riferito a Cristo; così si indica che la cooperazione di Maria nell' opera di redenzione, non è esclusa dell'unica mediazione di Cristo, ma anzi è su di essa fondata e in previsione e funzione di essa attuata. Ciò è insegnato anche nella Bolla di proclamazione del Dogma della Immacolata Concezione Ineffabilis Deus di Papa Pio IX che afferma: " In previsione dei meriti di Cristo, unico Redentore, la Beata Vergine Maria fu predestinata". Affermare giustamente e incontrovertibilmente Cristo come unico Redentore quindi, non esclude Maria dal suo ruolo di Corredentrice, ma anzi la conferma, poiché Egli, per attuare il disegno di redenzione, ha scelto la via dell'Incarnazione ed è proprio per questo che il Concilio Vaticano II riconosce a Maria, una grandezza singolare nell'attuazione della nostra salvezza:" Per disposizione della Divina Provvidenza, Ella fu su questa terra, l'augusta Madre del Divin Redentore... Concependo per opera dello Spirito Santo Cristo, generandolo, nutrendolo, presentandolo al Padre nel tempio, e soffrendo insieme al Figlio morente sulla croce, cooperò in modo del tutto singolare all'opera del Salvatore"(Lumen Gentium n. 61).

Sempre lo stesso Concilio, qualche passo più avanti, insegna che è volontà stessa di Cristo, rendere partecipi alcune creature, in particolar modo Maria, della sua unica e somma mediazione :" Nessuna creatura può mai essere paragonata al Verbo incarnato e Redentore, ma come l'unico sacerdozio di Cristo è in vari modi partecipato sia dai sacri ministri, sia dal popolo fedele, così l'unica mediazione del Redentore non esclude ma anzi suscita nelle creature una varia cooperazione, partecipata da un 'unica sorgente"(Lumen Gentium n. 61).

In virtù della sua speciale predestinazione quindi, Maria partecipa in maniera del tutto singolare e piena alle prerogative proprie di Cristo Signore:" Anche la Beata Vergine è avanzata nel cammino della Fede, e ha conservato fedelmente la sua unione con il Figlio fino alla croce. Qui soffri insieme al Figlio unigenito associandosi con animo materno al sacrificio di Lui, amorosamente acconsentì all'immolazione della vittima da lei stessa generata"( Lumen Gentium n. 58).

Queste ultime affermazioni dei Padri Conciliari non sono nuove, ma risuonano anche tra gli scritti di grandi maestri spirituali. Mi riferisco in particolar modo a San Bernardo di Chiaravalle, detto non a caso Cantore della Vergine. È lui che parla di Martirio della Vergine, e riferendosi a Maria Addolorata dice:" la forza del dolore trapassò la tua anima, così che non senza ragione ti possiamo chiamare più che martire, poiché in te la partecipazione alla Passione del Figlio, superò di molto, nell'intensità, le sofferenze fisiche del martirio".


Considerando quindi, quanto nel corso dei secoli è stato autorevolmente insegnato dalla Chiesa, possiamo affermare che non è un errore rivolgersi a Maria invocandola con il titolo di Corredentrice poiché, come è stato dimostrato, Ella ha cooperato alla nostra salvezza prima acconsentendo con il suo si, alla Incarnazione del Verbo, e poi in maniera piena ed eminente, offrendo Cristo suo Figlio al Padre, unendosi a Lui nella sofferenza e nella morte, acconsentendo docilmente alla morte del Figlio per noi.


Il legame esistente tra la Vergine Maria e Cristo è più volte affermato anche da Papa San Paolo VI, soprattutto quando nell'esortazione apostolica Marialis Cultus al numero 42 insegna:"Nella Vergine Maria, tutto è relativo a Cristo, e tutto da lui dipende. In vista di Cristo, Dio Padre, la scelse, da tutta l'eternità, quale madre tutta pura e santa, adornadola dei doni più grandi dello Spirito, a nessun' altra creatura concessi. Per questo infatti, la genuina pietà cristiana, non ha mai mancato di mettere in luce l'indissolubile legame della Vergine con il Divino Salvatore.


Avviandoci verso la conclusione, è opportuno sottolineare un altro aspetto. Come l'opera redentiva di Cristo non si è esaurita con la sua esistenza storica e terrena, ma si protrae fino alla fine dei tempi attraverso l'opera della Chiesa mediante i sacramenti, così si prolunga fino alla fine dei tempi, l'opera di cooperazione alla salvezza di Maria. Anche in questo caso, questa affermazione trova il suo solido fondamento nell'insegnamento magisteriale: "Maria si pone tra il Figlio suo e gli uomini nella realtà delle loro privazioni, indigenze, e sofferenze. Ella si pone cioè come mediatrice materna che vuole far presente al Figlio i bisogni degli uomini. Ella è Madre, e come tale, non solo ha sollecitudine verso l'umana indigenza, ma soprattutto desidera che si manifesti negli uomini la divina potenza salvatrice del Figlio, volta a soccorrere si l'umana svevtura, ma sopratutto a liberare l'uomo dal male antico del peccato, che in diversa maniera grava nella sua esistenza"(San Giovanni Paolo II, Lettera Enciclica Redemptoris Mater n. 40).


Possiamo interpretare, infine, in questa maniera, il segno della donna vestita di sole in Apocalisse 12. Senza dubbio questa donna è immagine della Chiesa, ma parimenti senza dubbio essa è Maria che soffrirà fino a quando non vedrà anche l'ultimo di noi, suoi figli, fatto salvo dall'opera di Cristo, alla quale, come dimostrato dai più autorevoli maestri della nostra fede, Ella partecipa con immenso amore di Madre.


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