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Libera nos a mano | AFICIONADOS

Articolo di Pepito Sbazzecuti con la partecipazione straordinaria di compagno Camillo Tarocci


"I fedeli si comunichino in ginocchio o in piedi con dovuta riverenza[...]. Ogni fedele abbia sempre il diritto di ricevere la santa comunione sulla lingua [...] Se vi è qualche pericolo di profanazione, la santa Comunione non venga distribuita sulla mano"


Pur ribadendo il nostro rispetto e la nostra obbedienza filiale ai pastori e proprio perché amiamo la Chiesa che ci ha cambiato la vita e che ogni giorno tentiamo anche noi di costruire negli ambienti in cui viviamo, non possiamo tacere davanti a un atteggiamento che vediamo sempre più radicarsi proprio tra coloro che dovrebbero essere guide chiare e sicure del popolo cristiano. Stiamo parlando di quello strano modo di pensare e agire attraverso il quale si fa passare come “insegnamento e norma della Chiesa” quello che invece è un personalissimo e discutibilissimo punto di vista. È un impero del “secondo me” dove non si tollera chi desidera semplicemente obbedire alla Chiesa e alle sue “reali” norme. Le accuse di integrismo, spiritualismo, tradizionalismo, oscurantismo, razzismo, feticismo, anarchismo e di chissà quali altri tremendi e assurdi crimini contro l’umanità sono all’ordine del giorno!


Abbiamo avuto modo di ascoltare le parole di un vescovo del sud Italia, intervenuto sulla modalità di ricezione della Comunione sulla lingua. Questo ci ha spinto a fare delle riflessioni, non come esperti di teologia, ma semplicemente tentando di usare la ragione fino in fondo. Riflessioni che riportiamo in questo articolo.


Il vescovo afferma che sia Gesù stesso, dicendo “prendete e mangiatene” piuttosto che “ingoiate”, a volere che l’unico modo legittimo di ricevere la Comunione sia solo ed esclusivamente sulla mano.


A questa tesi noi rispondiamo che “lessicalmente” il centro del comando del Signore non sta nel verbo “prendere”, ma nel verbo “mangiare”. Un cibo viene mangiato perché lo si afferra con le mani e lo si porta alla bocca, ma anche perché qualcun altro porge il cibo, accostandolo alla bocca di colui che vuole nutrire. Nelle parole stesse del Signore vi può essere benissimo una duplicità di significato. Inoltre non ci sembra affatto, leggendo e rileggendo ancora, che lascino intendere, con l’assoluta certezza invece dimostrata dal vescovo, che Gesù stia affermando la maniera esclusiva di prendere in mano la comunione (pur rileggendo ininterrottamente il Vangelo non riusciamo a convincerci che Gesù stia “evidentemente” affermando questo; potremmo avere tale certezza solo documentando la propria presenza a quell’ultima cena, ma non ci sembra possibile!). Il pericolo è di usare il Vangelo per cercare di confermare nostre idee, cadendo così anche nell’eresia dell’arcaismo. L’arcaismo è una metodologia ideologica che si propone di tornare alle origini, dando credito solo a ciò che è scritto nei Vangeli. [Jungman riprese questo metodo, confermando così il suo profilo protestante. Eresia poi condannata da Pio XII nell'enciclica Mediator Dei] L’arcaismo vuole denigrare tutto quello che la Chiesa, proprio a partite dalle origini, ha approfondito negli anni.


Secondo lo stesso vescovo, è un abuso ricevere la comunione in bocca.

Un vescovo, come qualsiasi altro ministro di Cristo, è chiamato ad affermare il deposito della Fede che riceve dalla Chiesa e non il proprio personale punto di vista. L'espressione “io affermo che” o “io penso che” manifesta chiaramente la volontà di imporre forse le proprie motivazioni, i propri gusti e le proprie voglie a discapito dell’insegnamento magisteriale della Chiesa, che sull’argomento posto in questione, afferma:


"I fedeli si comunichino in ginocchio o in piedi con dovuta riverenza[...]. Ogni fedele abbia sempre il diritto di ricevere la santa comunione sulla lingua[...] Se vi è qualche pericolo di profanazione, la santa Comunione non venga distribuita sulla mano" (Sacra Congregatio pro Cultu Divinu et Disciplina Sacramentorum, Instructio Redemptionis Sacramentum nn 90-94).


Ci sembra che la Chiesa, nelle sue norme scritte, affermi che MAI può essere negata la comunione sulla lingua e che invece PUO’ essere negata la comunione sulla mano nel caso in cui si noti un qualche pericolo di sacrilegio. L’umiltà è il rimaner attaccati alle Verità trasmesse, alla dottrina. L’umiltà è rimaner attaccati a ciò che Cristo ha indicato, a ciò che la Chiesa ha indicato, non un inventarsi una nuova disciplina, o peggio, una nuova dottrina.


Una delle ultime cose che il vescovo afferma è che la volontà di ricevere la comunione sulla lingua può generare un falso sentimentalismo che spiritualizza falsamente il mistero dell’Incarnazione del Verbo con il quale Egli si fa prossimo all’uomo, e l'uomo non ha più bisogno di raggiungere Dio.

Rispondiamo a partire da queste ultimissime parole: è vero che il Verbo si è fatto prossimo all’uomo (e per fortuna questo ancora non viene messo in discussione, per ora!). Questa prossimità di Dio verso l'uomo ci sembra totalmente significata nella comunione sulla lingua perché in questo modo ci è chiaro che Dio si fa direttamente cibo per l'uomo, il quale non ha più bisogno di usare le proprie mani per ricevere l'unico Cibo di cui ha bisogno. È chiaro che i falsi spiritualismi nascono quando si vuole imporre la propria idea e non la Verità che ci è stata trasmessa. Lo spiritualismo nasce quando si va “al di là” della dottrina, come già gli apostoli insegnavano.


Queste nostre affermazioni non sono accusa a niente e a nessuno ma vogliono solo suscitare, in coloro che le leggeranno, la volontà di una ricerca sempre più viva e attenta della verità sull’ invito di San Paolo che ci esorta a non lasciarci sviare da qualsiasi vento di dottrina. (cfr. Ef. 4;14). Come pecorelle del gregge di Cristo saremmo inoltre pecorelle molto più tranquille se i nostri pastori, nei loro molteplici interventi, avessero la carità di non insegnarci come “norma della Chiesa” ciò che spesso è un loro libero, originale, profondo, spirituale pensiero ma sempre personalissimo e discutibilissimo!


Suggeriamo come approfondimento della tematica alcuni articoli e libri facilmente consultabili e che di seguito indichiamo.

Sacramentum Charitatis (nn 50 e 65)

Concilio di Saragozza

Concilio di Costantinopoli

Introduzione allo spirito della liturgia (Libro di Papa Benedetto XVI)

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