di Redazione
Qualche giorno fa, un nostro caro amico con il quale condividiamo lo stesso cammino di fede, ha ricevuto l’ammissione agli ordini sacri, cioè il primo passo per diventare sacerdote: in termini pratici, consiste nel presentarsi alla comunità e davanti all’autorità del vescovo esprimendo la volontà di divenire ministri di Dio.
Ma per quale motivo ancora oggi, un ragazzo di vent’anni, decide di donare interamente la sua vita a un uomo vissuto 2000 anni fa?
La ragionevolezza di questo gesto è data dall’imbattersi in quest’uomo che si percepisce essere il compimento della vita, della vera felicità. Sperimentando l’affascinante umanità di Cristo, attraverso il volto della Chiesa, si aderisce a questa vocazione per amore a quello che si è incontrato e al destino degli uomini anche ‘’sacrificando istinti e tendenze naturali che Dio ha messo in lui’’.
La chiamata alla verginità è, infatti, una vocazione straordinaria che naturalmente contrasta le logiche umane, perciò, se qualcuno vi aderisce ne afferma ancora di più la verità.
Decidere, quindi, di mettere in gioco la propria vita per Cristo, dando testimonianza della propria fede davanti a tutto il popolo – di credenti e non – è una speranza per tutti, perché vuol dire affermare una positività nella vita, che deriva da quell’ avvenimento che ha cambiato il volto della storia e delle nostre vite: Gesù Cristo.
‘’È per un motivo che siamo stati scelti: abbiamo ricevuto il dono della fede perché abbiamo a comunicarlo’’, affinché tutti incontrino quello che abbiamo incontrato: colui che fa rifiorire la vita, dandone valore e facendone riscoprire il senso ultimo.
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