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La morte o la vita?

Articolo di Paolo Maurina


È paradossale come la società moderna si stia prodigando a cercare e diffondere la morte come atto supremo di libertà. In realtà non è altro che un atto supremo di affermazione di sé sopra ogni cosa.


Colpisce in questi giorni leggere di Noa, la ragazza olandese che ha deciso di lasciarsi morire smettendo di nutrirsi, della pillola mortifera “kill pill” oppure della capsula presentata a Venezia, una vera e propria camera a gas, in cui l’unica differenza con quelle dei campi di concentramento è che non si è costretti ad entraci, ma ci si entra per uccidersi. Nella storia la morte è sempre stata causa di lutto e dolore, ma soprattutto è sempre stata la parola fine alla vita e per questo evitata e fuggita. Essa è causa di quella paura che ha sempre spinto l’uomo a cercare qualcosa che andasse oltre, che fosse più forte, in una parola: immortale. Non è quindi un problema moderno, ma è nuova la modalità con cui oggi la si affronta. Se una volta si cercava qualcosa che la superasse, che avesse uno scopo e un significato più grande di essa, per cui essa non era l’ultima parola; se una volta, e per fortuna a tratti ancora oggi, era una speranza a dominare sull’orizzonte delle fatiche e dei dolori quotidiani, oggi la morte da gran parte della società viene subita come l’unica possibilità per porre termine a ogni dolore. Perché cercare in essa, il più grande dei dolori, la fine di ogni altro dolore? È la negazione totale della vita, è una sconfitta, è la più grande sconfitta dell’umanità, e questa non è un’esagerazione. Non c’è sconfitta più grande per l’uomo che cerca la vita e non trovandola si abbandona alla morte credendo di essersi realizzato perché si è sentito libero nel compiere quest’ultimo atto per mezzo del suo libero arbitrio. Perché, o uomo, confondi la libertà col libero arbitrio? Non vedi che sei schiavo del dolore? Quanto questo è stato un atto libero? Perché, o uomo, hai ucciso ogni speranza? Perché non dai la vita per cercare invece che per morire? Perché non cercare quell'amore e quella bellezza che desideri? Non pensare come gli illuministi per cui solo ciò che è razionale è vero e il resto non esiste. È vero ciò che è vero. C’è ciò che c’è. A te l’avventura di scoprirli; la vita ti è data per questo, perché quando di accorgi di ciò che c’è ti sarà anche più evidente che la vita ha un senso, magari non riesci ancora a capire quale, ma non è un problema, tu cerca! Non essere razionale, sii ragionevole! C’è un enorme differenza tra questi due metodi di ricerca, come giù detto, il primo ammette l’esistenza solamente di quello che riesce a spiegarsi; il secondo ha un’apertura incredibilmente maggiore perché non si limita a ciò che è direttamente dimostrabile. Se leggi una notizia sul giornale è ragionevole crederci se il giornale è una fonte credibile. Sembra un esempio banale, ma la conoscenza avviene anche così! Puoi conoscere in maniera diretta o indiretta! Così la ricerca del senso della vita si avvale sia di conoscenze dirette ma molto più di conoscenze indirette, proprio come la scienza. Per questo se ti viene annunciata una risposta sii ragionevole e non scartarla a priori perché ti sembra assurda o non dimostrabile. Se ti viene annunciato che c’è qualcosa che è immortale non dire che non è vero perché tu hai solo visto cose che muoiono. C’è un annuncio nella storia che dura da millenni, Dio si è fatto compagno dell’uomo, inizialmente chiamando il popolo ebreo, poi incarnandosi nel seno della Vergine Maria si è fatto uomo affinché lo potessimo vedere e toccare in carne ed ossa. Ed ora questa testimonianza tramandata nei secoli a partire dai primi che l’hanno visto, giunge a te, forse per la prima volta, forse no. Questo fatto è il primo in ordine di priorità da verificare ragionevolmente per trovare risposta a quel bisogno che ogni uomo ha nel cuore. È il primo principalmente per due motivi: ha la pretesa di compiere appieno le esigenze fondamentali di ogni persona; ed ha resistito alla prova del tempo per ben due millenni, ben più di qualsiasi altro tentativo di risposta.

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