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LA FESTOSITA' DELLA VITA | AFICIONADOS

A cura di Michele Lombardi


Oggi ricorre il 177° compleanno di Nikolai Andreyevich Rimsky-Korsakov, maestro del grande Igor Stravinskij e compagno dell’altrettanto brillante compositore Modest Musorgskij. Il compositore secondo Andrea Milanesi «non si può dire che non ci abbia provato, ma alla fine non ce l’ha proprio fatta». Scrive Don Luigi Giussani: «Il cuore dell’uomo è fatto per la felicità; questo accade solo se si riconosce la grande Presenza, se vive la certezza nella grande Presenza». Korsakov conosceva molto bene la bellezza di Cristo in quanto, come egli stesso dice è stato attratto dalla bellezza della composizione grazie al fascino che la musica ortodossa esercitò su di lui quando, da piccolo per la prima volta, la ascoltò in un monastero. Egli afferma che : «per apprezzare anche solo la minima parte della mia overture, è necessario che l’ascoltatore si sia recato almeno una volta alla liturgia del mattino di Pasqua, e non in una cappella privata, ma in una cattedrale gremita di persone di ogni ceto sociale, con diversi sacerdoti che celebrano la liturgia- qualcosa di cui, oggigiorno molti ascoltatori intellettuali russi, tanto più quelli appartenenti ad altre religioni, difettano. Per quanto mi riguarda, acquisii le mie impressioni durante l’infanzia trascorsa proprio vicino al monastero di Tichivin». Korsakov, come Van Gogh, restò sulla soglia dell’eternità senza però aderire al fatto storico attraverso il quale l’eternità entra prepotentemente nella nostra vita. Basta solo aderire.


«Se si soffoca il Mistero come dimensione del proprio rapporto con le persone e con le cose, tutta la realtà diventa come un gioco, è fatta a pezzi, gli sguardi e le mani la scindono in parti senza nesso. La drammaticità della vita è in questa alternativa. Lo si avverte molto bene ascoltando la bella musica di Nikolai Andreyevich Rimsky-Korsakov nella Grande Pasqua Russa. Si può pensare, per contrasto, a una discoteca: un fiume di provocazioni senza pensiero, senza costruzione, il cui esito è l’abbandonarsi a un tremolio. L’alternativa nella vita è fra la risposta al Mistero, che siamo chiamati a dare, e il vivere secondo la legge del «mi pare e piace». Il compito che ci è stato dato è per noi e, come esempio, per il mondo; questo compito è per il mondo. Cristo, unico, è morto per richiamare il mondo al fatto del Padre; così, per quanto pochi siamo, noi siamo stati chiamati a questo compito per richiamare il mondo. Non c’è via di mezzo tra il compito e il «pare e piace». Nella notte del Sabato Santo accade il Fatto che salva l’esistenza umana dal confuso tremolio cui sembrerebbe destinata e la innalza verso un compito festoso: e come è grande Korsakov a condurci dall’incertezza iniziale (il clima profondamente drammatico che apre il brano) all’esaltazione del compimento (l’esuberante finale)! La realtà è già in mano a Colui che l’ha vinta, che l’ha riconquistata a sé; tutta la realtà è creatura sua, tanto che il significato di tutta la realtà è la sua Persona. Tutto in lui consiste. A noi spetta il compito di mostrarlo a tutti, di affermarlo, perché è qualcosa che sta; come il motivo iniziale della Grande Pasqua Russa di Rimsky-Korsakov che, continuamente ripreso, pervade e unifica tutta la composizione, dà significato a tutti i frammenti di melodia, che sono tutti i moti dell’uomo. Noi siamo dei pezzi senza senso, la nostra vita non è un gioco! Ciò che è iniziato nella nostra vita è una costruzione, come questa grandiosa musica. Ed è il rapporto con il Mistero, il rapporto con il destino, il rapporto con la felicità che ci rende originali radicalmente, come un mondo totalmente diverso, in questo mondo. Che tutto sia riunito in una unità inconfusa, in una armonia, in un canto, in una sinfonia: questo è veramente un altro mondo. Come in questo brano di Korsakov, splendente di luce e di colori, tutto è ordinato a uno scopo, a una bellezza, cosi nella nostra vita è penetrato ciò che dà significato e scopo a tutto, che ricrea una armonia. È una compagnia che, innanzitutto, apre questa prospettiva. È una compagnia per il mondo, è una compagnia che si apre assumendo le prospettive stesse di Cristo, cioè la redenzione del mondo, la salvezza del mondo, gridare la verità del mondo, gridare la felicità che aspetta il mondo, gridare ciò di cui il mondo è fatto e gridare il destino del mondo, come il motivo musicale ripetuto e amplificato che a poco a poco invade e determina tutto. È in questo popolo che viene portato il significato della vita a tutti i popoli, anzi, di tutta la realtà.» - Don Luigi Giussani

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