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Il fiume e il cavaliere

Articolo di Michele Lombardi


«Il dovere della propria verità è il dovere più grande che ogni uomo ha che creda o che non creda. Anche se per arrivare a questa verità deve passare attraverso tutta la fragilità e tutta l’incompiutezza della propria persona attraverso i suoi limiti.» C. Chieffo


‘’Discese il cavaliere da cavallo e si tolse l'armatura e balenò il metallo nella pianura. E accarezzò la bestia e si diresse al fiume, scivolò l'elmo a terra sulle piume.’’


Il cavaliere scende dal cavallo e si toglie l’armatura; abbandona le sue certezze. Un cavaliere senza cavallo è come un libro senza lettere. Ma è necessario mollarlo, deve lasciare tutto per andare al torrente. Nella visione cristiana l’acqua è sempre simbolo di una rinascita. Il luogo in cui è stato battezzato Cristo era un fiume. Il cavaliere si spoglia di tutto prima di entrare nel fiume che potremmo paragonare a Cristo. È in Cristo che tutte le nostre certezze, fragilità e piaceri crollano. Il cavaliere si deve necessariamente svestire di tutto per stare di fronte a Cristo, nudo così come Dio ha creato l’uomo.


‘’E bevve avidamente dell'acqua del torrente e vide la ferita ed il suo sangue.’’


Come la cerva anela ai corsi d'acqua, così l'anima mia anela a te, o Dio. L'anima mia ha sete di Dio, del Dio vivente: quando verrò e vedrò il volto di Dio? (Sal41). è solo quando Cristo entra totalmente in noi che vediamo quella ferita, quella sete di Cristo. Sete e ferita sono termini propri di Giussani che spiega il senso religioso che altro non è che il desiderio di Cristo, questo pertugio innato che Dio ha messo in noi per desiderarLo. L’uomo ha un vuoto dentro ed è colmabile solo con l’infinito. Cos’è l’infinito? Non è una cosa astratta. È una persona in carne ed ossa: Cristo.


‘’E il fiume gli parlava lentamente, raccontandogli la storia di un'ansia disperata di vittoria: Ricordi la battaglia su quel colle e il tuo furore antico? Neppure allora hai vinto il tuo nemico. La pace che tu cerchi, il male che l'assale combattono da sempre nel tuo cuore.’’


Qui è Cristo che prende la parola e ci parla.

Parla di “un’ansia disperata di vittoria”. Questo santo cavaliere ce l’ha fatta, si è finalmente unito a Cristo. Paradossalmente vince perdendo tutto. La sconfitta contro il nemico lo ha reso capace di desiderare talmente tanto Cristo da conquistare quella pace da sempre ricercata. Chi è il nemico? È il tempo che per nostra volontà decidiamo di perdere: è la mancanza del nostro «sì» a Cristo. Questo è il nemico. È il maligno che cerca di strappare la nostra vita a Cristo e consegnarla al mondo che porta con sé una finta felicità incapace di colmare il nostro vuoto assoluto. Cosa racconta il fiume al cavaliere? La sua storia, non di altri, ma solamente la sua. Il fiume racconta il modo in cui sia entrato prepotentemente nella vita del cavaliere senza che lui se ne accorgesse. Il genio di Chieffo arriva al punto tale da unire testo e musica in maniera perfetta. Quando canta “il tuo nemico” è come se si facesse spazio, tra le pagine dello spartito, un grido. È il grido che Cristo rivolge all’umanità traditrice e vagabonda che vaga nel mondo senza alcuna meta.

«È Gesù che cercate quando sognate la felicità; è Lui che vi aspetta quando niente vi soddisfa di quello che trovate; è Lui la bellezza che tanto vi attrae; è Lui che vi provoca con quella sete di radicalità che non vi permette di adattarvi al compromesso; è Lui che vi spinge a deporre le maschere che rendono falsa la vita» diceva Giovanni Paolo II.


‘’E mentre il sangue suo si univa all'acqua e si scioglieva il cuore capì ch'era finito il suo vagare. Allora vide in fondo all'acqua che passava il volto della pace che cercava.’’


Questa, per me, è la strofa più bella e commovente. Il sangue del cavaliere si unisce a Cristo e così lui capisce che sta morendo. Ma non si spaventa, gli si scioglie il cuore. ‘’Scioglie il cuore’’, non voglio interpretarla questa parola, parla da sola. L’amore non ha bisogno di nessuna interpretazione. La morte, la dolce sorella, l’unica capace di farci contemplare il volto di Dio nella sua interezza, non ci spaventa più da 2000 anni, da quando Cristo l’ha sconfitta per sempre. Con lei finisce il nostro vagare. E così in fondo all’acqua della vita, eccolo, il Suo volto, il Suo bellissimo volto. Il volto di Chi ha pianto per me prima che io lo tradissi, il volto di un Uomo al quale decidiamo di dare tutta la nostra vita. Il volto capace di dare un senso a tutto: Cristo.


‘’E bevve avidamente dell'acqua del torrente e rivide la casa e la sua gente.’’


Rivede la casa e la sua gente, immergendosi l’ultima volta in Cristo totalmente. Torna da Lui, al suo Destino. Perché è quella la patria del cristiano. Che bello sapere che niente di noi sarà perduto, neppure la più piccola parte. Si, proprio così. Il cristianesimo è qualcosa di talmente umano, talmente materiale che si fa fatica a comprenderlo. Non è una religione il Cristianesimo, è un fatto. Un fatto che quotidianamente dopo 2000 anni accade, Cristo è presente materialmente oggi dopo 2000 anni dalla sua nascita. Tutto ma proprio tutto c’entra con Cristo.

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