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Figli di uno stupro, salvati dal Dio femminista. | Aficionados


Anni e anni di femminismo sfrenato per portarci dove? Ad un emergenza crescente di casi di stupri, violenze e femmincidi. In tv continuano ad interrogarsi cercando la migliore soluzione che contenga gli istinti animaleschi di questi omuncoli, dalla castrazione chimica all’introduzione dell’educazione sessuale nelle scuole. Discutetene pure, anzi, si deve discutere perché è dovere anche delle autorità porre in atto misure di prevenzione ad un problema che di fatto e ha sicuramente numerosi spunti di riflessione. Ma il punto è che siamo destinati a cose ben peggiori se non prendiamo coscienza che in questi anni abbiamo rinnegato un fattore culturale di estrema importanza: solo il cristianesimo ha salvato la donna da violenze e perversioni, con buona pace delle vecchie sessantottine.


Se qualcuno ha dimenticato un po’ di storia ne approfittiamo per fare un ripasso generale. Siamo tutti figli di uno stupro di massa. La nostra civiltà, Roma, nasce proprio da uno stupro. Romolo, la figura leggendaria a cui la tradizione attribuisce la fondazione di Roma, secondo la leggenda diede vita al popolo romano proprio con uno stupro perpetrato ai danni delle donne delle popolazioni dei Sabini (da qui il famoso Ratto delle Sabine), questo a causa del rifiuto da parte delle popolazioni vicine di allearsi con Roma. Certo, la vicenda è anche avvolta dalla leggenda, ma nessuno può affermare che i romani erano dei galantuomini. La donna nell’Antica Roma viveva in condizioni di grande inferiorità rispetto agli uomini, era soggetta a violenze domestiche e perversioni. Veniva considerata alla pari di un oggetto o di un animale. Nerone, uccise la prima moglie, Ottavia, poi fece uccidere la seconda moglie, Poppea, mentre attendeva suo figlio e per non farsi mancare nulla uccise anche la madre, Agrippina. Tra stupri e femmincidi sembra di descrivere un caso di cronaca dei nostri giorni ma siamo lontani di duemila anni e oltre.


Poi un giorno, nella regione romana della Galilea, un uomo camminando con i suoi amici incontra una donna che, sorpresa in adulterio, era destinata alla morte. Quest’uomo che viveva in questo mondo ma era di un altro mondo decise di fermare la lapidazione e di lasciarla andare. «Va’ e d’ora in poi non peccare più». Esplode lo scandalo: una donna che già di per sé era considerata un oggetto da sfruttare a proprio piacimento viene salvata da morte certa, le viene concessa la possibilità di una vita nuova e, ironia della sorte viene salvata da un altro uomo. Ma non un uomo qualunque, era l’Uomo per definizione, era Cristo, l’unico ed inimitabile femminista di tutta la storia. Quest’episodio della vita di Cristo, è uno dei gesti più sovversivi e rivoluzionari, perché per la prima volta viene riconosciuta alla donna una propria dignità e vi è qualcuno che comprende le sue sofferenze.


Per brevità ci limitiamo a riportare solo l’incontro con Maria Maddalena, ma ci sono tantissimi episodi che testimoniano di come Cristo rivoluziona il ruolo della donna nella società attraverso la propria missione, sarebbe interessante approfondire proprio per comprendere in pieno la grande portata di quei gesti (un libro interessante che affronta nel dettaglio la questione è di Christine Pedotti, “Gesù, l’uomo che preferiva le donne”, RIZZOLI, 2020).


Da quell’uomo, tutto cambiò, i cristiani iniziarono ad amare le proprie mogli e ad abbracciarle come non lo avevano mai fatto. Le donne avevano una propria dignità che non dipendeva da come le classificava la legge o l’imperatore, ma erano amate, ancor prima di nascere. La storia della Chiesa è piena di donne che hanno fatto la storia, a partire da sante a finire a fondatrici di scuole e ospedali. Dopo duemila anni, la nostra società che è sempre più secolarizzata, torna a vivere come i romani o come i pagani, che stupravano le donne o uccidevano le mogli o le figlie. Il nostro compito oggi è ritrovare e diffondere quello sguardo di verginità che aveva Cristo su tutti. Insomma, bisogna tornare a diffondere il vero femminismo.

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