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Facciamo il punto: Immigrazione. Caso Sea-Watch e Carola Rackete.

Articolo di Leonardo Frascaria


In questi ultimi giorni del mese di giugno, un altro caso di immigrazione ci richiama al giudizio, stiamo parlando della ONG – Sea Watch capitanata da Carola Rackete. Si è creata una vera e propria guerra politica tra la ‘sinistra radical chic’ a sostegno della giovane ragazza contro il suo nemico politico Matteo Salvini. Ma qual è il ruolo dei cristiani in questo fenomeno di vaste proporzioni come l’immigrazione? Facciamo il punto.


Partendo dal canone 2241 del Catechismo della Chiesa Cattolica possiamo facilmente capire che la nostra non è una posizione di totale chiusura nei confronti degli immigrati, ma al contrario siamo aperti e disponibili ‘nella misura del possibile’. E’ di conseguenza sbagliato dire che il popolo cristiano non è accogliente nei confronti del prossimo, in quanto semplicemente il popolo cristiano rispetta molti fattori dati dalla realtà e soprattutto rifiuta la strumentalizzazione da parte delle file sinistre buoniste della carità cristiana. Uno di questi fattori è sicuramente la disponibilità della propria nazione, ovvero: in Italia abbiamo davvero le risorse necessarie per accogliere immigrati? A confermare ciò vi sono numerosi pontefici i quali si sono espressi proprio su questo fenomeno: pensiamo a Pio XII che nel suo discorso a Ugo Carusi (il quale nel 1946 faceva parte del Dipartimento della Giustizia degli Stati Uniti, nonché Commissario per l’immigrazione) afferma che ‘’Per lunghi anni le contrade d’America hanno offerto un generoso ed ospitale asilo a genti di altre terre, oppresse dalla tirannia o forzata dalla povertà o persecuzione religiosa a cercare la salvezza nell’esilio. E la vostra nazione non ha perso nulla per questo.[…] Non stupisce, però, che le mutate circostanze abbiano portato restrizioni circa l’immigrazione, poiché in questo campo si ha da tenere presente non solo l’interesse dell’immigrato, ma anche il benessere della nazione.” Pensiamo a San Giovanni Paolo II che nel 2001 osserva che ‘’un’applicazione indiscriminata (dell’immigrazione) arrecherebbe danno e pregiudizio al bene comune delle comunità che accolgono il migrante”. La realtà ci parla, e quasi sempre lo fa in maniera chiara, ed è da stolti non capire che ci sta dicendo che l’Italia non può continuare ad accogliere un numero troppo elevato di immigrati, i quali non devono essere solamente accolti, ma integrati alle leggi e alla vita della nazione italiana basata su solide radici cristiane. Pensiamo ai numerosi oltraggi alla nostra cultura da parte di numerosi immigrati o a tutti coloro che violano le leggi italiane diventando dei veri e propri criminali-spacciatori. Negli ultimi anni c’è stata in Italia una cattiva gestione di questo fenomeno facendolo diventare un business economico, un vero e proprio traffico di persone a scopo di lucro, e ciò non giova nemmeno all’individuo con reale status di rifugiato, perché alla fine la maggior parte di coloro che arrivano tutti i giorni sulle nostre coste, non hanno un reale riconoscimento. Pensiamo ad un particolare assai curioso come l’etimologia della parola ‘Racket’ in inglese deriva dall’italiano ‘frastuono’ come quello che sta creando all’interno della scena politica italiana. Chi ha creato Carola Rackete è lo stesso che ha creato Greta.

Ma ritorniamo al caso Sea Watch. Innanzitutto, chi è il capitano Carola Rackete? E’ un personaggio creato dai poteri forti che hanno come scopo quello di condizionare le politiche degli Stati in favore della distruzione della sovranità nazionale sfruttando il traffico di esseri umani nel mediterraneo. Tornando alla questione, questa nave non può attraccare al porto di Lampedusa per via del decreto sicurezza bis diventato legge da poco, ma nonostante ciò Carola sbarca in acque italiane speronando anche una motovedetta della guardia di finanza con a bordo 5 finanzieri che hanno rischiato di rimanere compressi. Carola non ha soltanto violato le norme italiane, bensì anche quelle internazionali, le quali prevedono di attraccare nel primo porto sicuro e in questo caso si tratta di Malta e Tunisia, ma lei ha deciso da sé di arrivare a Lampedusa e di creare l’ennesima polemica sulle politiche migratorie italiane. Stiamo pur certi che non sarà l’ultimo caso, ne arriveranno altri, ma la soluzione migliore attualmente è come afferma il direttore de ‘La nuova bussola quotidiana’ Riccardo Cascioli: ‘’il pugno di ferro’’. Dobbiamo soccorrere chi è davvero in pericolo di vita, ma impedire lo sbarco in Italia oppure provvedere al rimpatrio immediato.

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