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Elezioni USA 2020: ne parliamo con Francesco Giubilei

di Redazione


Le elezioni presidenziali americane tenutesi il 3 novembre con i risultati che hanno ottenuto i due candidati hanno acceso il dibattito pubblico e hanno fatto nascere in tutto il mondo diverse domande. Abbiamo deciso di parlarne con Francesco Giubilei, presidente della Fondazione Tatarella e del movimento di idee “Nazione Futura”


Gli Stati Uniti hanno da sempre un grosso peso per quanto riguarda la politica estera, come cambiano gli scenari mondiali con Biden presidente? Che interessi potrebbe avere egli in Europa?


Il rischio che Biden riprenda la politica estera portata avanti da Obama non sono è concreto ma è quasi certo, non dimentichiamoci che era il suo vicepresidente. Ciò significa un maggior interventismo in vari scenari superando la politica estera trumpiana basata sulla diplomazia che attualizzava la corrente isolazionista dei repubblicani. La politica estera dei liberal americani con Obama ha generato numerosi problemi, dalla Siria alla Libia alle primavere arabe. Sarà anche interessante capire il posizionamento nei confronti della Cina perché la vera partita nei prossimi anni si gioca nel confronto Usa-Cina.


Il neo-presidente si è dichiarato cattolico, ma le sue posizioni in tema di aborto lasciano pensare che non sarà facile per i cattolici americani avere una piena difesa dei Principi Non Negoziabili, a differenza di quanto fatto dal presidente uscente, sempre pronto a battersi per i temi pro-life e per la libertà religiosa: questi temi saranno ancora presenti sull'agenda di Joe? O i cattolici dovranno prepararsi ad una lunga battaglia?


Più che Biden mi preoccupa il vicepresidente Kamala Harris e il mondo che rappresenta. Come scritto dal Washington Examiner la Harris già da procuratore e senatore ha assunto posizioni forti contro il mondo prolife addirittura paragonando i sostenitori pro life ai segregazionisti. Il rischio è che l’agenda liberal venga imposta in particolare sui temi etici per accontentare le frange più radicali dei democratici


Biden sta preparando il terreno per una eventuale candidatura alla presidenza della Harris. Abbiamo notato che c'è una forte contraddizione nei confronti di questa donna: è a favore dell'ideologia gender, ma allo stesso tempo è esaltata dai movimenti femministi. Cosa ne pensa a riguardo?


Vista l’età di Biden, è difficile immaginare una sua candidatura per il secondo mandato, per questo Kamala Harris ha buone prospettive davanti a sé. Nonostante non fosse amata dalla base democratica né avesse grande consenso tra gli afroamericani (basta vedere cosa accaduto alle primarie del Partito Democratico), è stata scelta come vicepresidente poiché appoggiata dal mondo mediatico, finanziario e tecnologico liberal influentissimo negli Stati Uniti. Nonostante il suo legame con l’establishment, è anche legata a gruppi con posizioni radicali sui temi etici, ideologia gender e cancel culture.


Trump cederà facilmente la 'stanza ovale' o continuerà la sua battaglia legale? Continueremo a sentire parlare di lui ancora per molto? Secondo lei cosa accadrà nei prossimi mesi intorno alla Casa Bianca?


Di sicuro Trump non si darà per vinto, difficile i suoi ricorsi possano ribaltare l’esito delle elezioni, il problema è lo svantaggio in troppi swing states, si fosse trattato di un singolo stato la situazione sarebbe potuta cambiare ma lo svantaggio (seppur di poche migliaia di voti) è troppo generalizzato. In caso di una presidenza Biden, è difficile Trump possa abbandonare come se nulla fosse lo scenario politico. Già si parla di una sua candidatura per il 2024 ed è probabile possa dar vita a un canale televisivo a sua immagine e somiglianza.


Abbiamo assistito ad una sporca campagna mediatica di censura nei confronti del Presidente Trump, anche in Europa spesso i media nostrani lo hanno sempre dipinto come un dittatore, responsabile di una cattiva gestione del Covid, accusato di razzismo e molto altro. Ma è realmente questo il volto di Donald Trump? Perchè viene data questa descrizione di lui?


Trump non è l’emblema di un conservatore (nella sua amministrazione molto più vicino ai valori del conservatorismo era Mike Pence), ha una comunicazione e dei toni non sempre condivisibili ma gli va riconosciuto il merito di aver portato avanti battaglie di stampo identitaria e conservatore come non avveniva da tempo negli Stati Uniti. Le battaglie per la nazione, per l’identità, per la vita, il posizionamento chiaro e non ambiguo sulla Cina, una visione law and order della società, sono tutti temi che hanno generato una critica serrata nei suoi confronti da parte del mondo liberal che lo ha dipinto come il male assoluto ma la verità è un’altra.


Tirando le somme, cosa ci lasciano queste elezioni? Noi cattolici da dove dobbiamo ripartire? Cosa ci preserva il futuro? Riesce a delineare qualche capo di governo come riferimento per noi?


I cattolici dovrebbero difendere i valori alla base del cristianesimo ogni giorno cercando di scegliere alle urne i politici che più seguono questa direzione. L’epoca che stiamo vivendo ci impone una riflessione senza dubbio di carattere politico ma in primis culturale, la battaglia politica non è sufficiente se non accompagnata da un’attività più profonda e quotidiana che parta dal mondo della scuola e dell’università passando l’informazione. Il messaggio che si sta diffondendo nella nostra società è che gli ideali cristiani sono fuori tempo, reazionari, addirittura citare la Bibbia è diventato un gesto mal visto. Non possiamo né dobbiamo rassegnarci a tutto ciò ma è necessario reagire

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