Articolo di Maria Chiara Grana, Carmela Di Lella, Arcangela D'Andrea
È da qualche giorno che ci imbattiamo in luoghi comuni e stereotipi sulla battaglia che i cristiani stanno combattendo per la riammissione alla Santa Messa. Abbiamo quindi deciso di allegare e smentire una ad una le tesi esposte in uno dei tanti articoli contro i cristiani.
ALLEGATO: Chi è davvero cristiano salva persone in mare, non insiste per andare a Messa in piena pandemia
di Giuseppe Cassarà
“[…] l’argomento cardine di tutti i populismi “Le tabaccherie si e le chiese no”. Sembra difficile dover giustificare una scelta del genere, ma in realtà è molto semplice. L’Italia, è bene che tutti lo ripetiamo almeno una volta al giorno, è un paese laico. Significa, per i distratti, che non c’è una religione di stato, e che tutte le fedi sono equiparate davanti alla legge.”
Sono queste le parole con cui i nuovi cultori della religione e della politica si riempiono la bocca per affermare la loro schiavitù alla dittatura Conte-Casalino. Peccato che queste affermazioni lasciano il tempo che trovano. Ogni libro di storia che si rispetti offre una parentesi di sicuro importante sui concordati tra Stato e Chiesa che vennero firmati nel 1929 e che possono essere sintetizzati (Wikipedia alla mano) nel motto “Libera Chiesa in libero Stato”. Questi concordati, rivisti nel 1984 regolano ancora tutt'oggi il rapporto tra lo Stato e la Chiesa che si riaffermano, citando l’Art. 1 “ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani” inoltre si riconosce alla Chiesa, come espresso dall’Art. 2 “la libertà di organizzazione, di pubblico esercizio del culto”.
L’Italia, è bene che lo ripetiamo tutti insieme, è sì un paese laico, quindi senza una religione di Stato, ma questo non giustifica l’irruenza con cui il Governo si sia arrogato della decisione di lasciare ancora per molto il popolo di Dio senza Messa.
“Aprire solamente le chiese significherebbe venire meno a un principio garantito in quella stessa Costituzione che i sovranisti stanno sbandierando in queste ore - senza averla, probabilmente, mai letta - per difendere la libertà inviolabile dell’articolo 13, dimenticando l’articolo 19, la libertà di culto. Dove libertà non vuol dire fregarsene della pandemia per celebrare la messa, ma significa che ogni religione ha la sua uguale dignità davanti alla legge. Due cose molto, molto diverse.”
Proprio perché l’Italia è un Paese laico tutte le religioni e confessioni hanno pari dignità dinanzi allo Stato, ciò significa che tutte hanno lo stesso diritto di rivendicare la libertà di culto che è stata violata con i DPCM. Questo però non significa che i “ferventi cattolici” debbano farsi carico di rivendicare questi diritti per tutte le altre confessioni e religioni; così come i parrucchieri e i barbieri non protestano per i piccoli commercianti. Ogni categoria se tiene ai propri diritti, risponde per se stessa senza stare alle dipendenze di altri. Inoltre i cristiani, diversamente da come vengono ritratti dai media, non sono dei pazzi irresponsabili che metterebbero a repentaglio l’incolumità propria e della comunità esclusivamente per “un capriccio” o uno svago. Sarebbe opportuno ricordare che i dispositivi di sicurezza utilizzati per andare nei musei hanno la stessa efficacia se usati in chiesa, anche alcuni gesti presenti nel rito subirebbero delle modifiche per rispettare tutte le norme igienico-sanitarie previste dal Governo.
“Ma limitando il discorso esclusivamente ai cattolici praticanti che fremono per tornare a prendere la comunione, gli servirebbe un ripasso del loro testo sacro: "La casa del Signore siamo noi. Dio non abita in Templi fatti da mano d’uomo" (Atti 7:48). In altre parole: pregare si può fare anche nella cucina di casa propria e andare in Chiesa, mentre circola un virus che ha ucciso 27.000 (ventisettemila) persone è solo ed esclusivamente un capriccio.”
Fa comodo un po' a tutti portare Gesù e la Bibbia dalla propria parte, estrapolando dal loro contesto originario e senza comprenderne veramente il senso, citazioni totalmente a caso dei testi sacri. Nello specifico la citazione riportata intende dire che il Signore è presente anche nel Suo popolo di battezzati, ma le mura della chiesa non sono sacre per definizione, bensì la loro sacralità è data dalla Sua Presenza nel tabernacolo. Abbiamo appreso anche noi questo giochino di spiegare i concetti tramite alcune citazioni, eccone infatti una che spiega perché i cristiani tengono tanto alla Messa: “Io sono il pane vivo disceso dal cielo, se uno mangia di questo pane vivrà in eterno, e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo” Gv 50-51.
C’è poi l’ennesimo errore da parte di chi ha scritto l’articolo, più che errore però dovremmo parlare di ignoranza dottrinale, che appartiene per altro a tutti quelli che pretendono di sapere cosa sia il cristianesimo cristallizzandolo in un becero moralismo che sfocia in un altrettanto becero spiritualismo. Ecco qual è il problema dei nostri tempi: ridurre il cristianesimo a un sentimento interiore, un astrattismo lontano da tutto ciò che il cristianesimo ha sempre affermato fin dai suoi albori. Dio si è fatto carne nella persona di Cristo Gesù affinché noi uomini potessimo riconoscerLo e seguirLo. Non solo, Egli ha deciso di rimanere con noi nell’oggettività e nella materialità dei Sacramenti che sono tutti legati alla quotidianità delle nostre azioni: mangiare, bere (pane, vino) quindi è concretamente Dio che entra nelle cose del mondo. La vera Presenza di Gesù non è nel cuore ma nel tabernacolo. Ecco perché “si può pregare in cucina” è uno slogan comodo per sminuire ciò che i cristiani chiedono. A questo proposito, per chiarire ulteriormente la questione tanto accesa in questi giorni, è utile fare una piccola precisazione: per celebrare la Santa Messa (quello che stanno chiedendo i fedeli) occorre un sacerdote; un fedele, non avendone le qualità, non può accingersi nel recitare il rito santo, cadrebbe nel sacrilegio. E’ possibile recitare arbitrariamente un Rosario, un Pater, o qualsiasi altra giaculatoria in qualsiasi posto (un ottimo modo, fra l’altro, per “santificare” i gesti che si stanno compiendo in quell’istante), ma la Santa Messa, che include la consacrazione del pane e del vino, è qualcosa che solo i ministranti di Dio possono compiere.
“Certo, poi sarebbe bello vedere i cattolici battersi in questo modo il petto quando si tratta di salvare persone dal Mediterraneo. Anche quello è un insegnamento di un signore molto importante per il cristianesimo, uno che diceva ‘ama il prossimo tuo’. Ma per capire il livello di ‘fede cristiana’ in Italia, basti ricordare che Salvini, sventolando i rosari, diceva che il ‘prossimo’ era quello più vicino a te. Come dire, ama il vicino di casa. Capiamo bene che, in un paese del genere, il cristianesimo non è una fede, è folklore.”
Il cristianesimo non deve essere ridotto a un associazionismo o ad atti di volontariato, eliminando però l’origine da cui la carità (che non è nemmeno in questo caso un “fare del bene per sentirsi a posto con la coscienza”) scaturisce: cioè Cristo stesso. Spendersi per gli altri è una conseguenza importante, ma c’è qualcosa che viene prima ed è la persona di Gesù presente ed incontrabile nella sua Chiesa, senza il quale anche l’ennesima citazione detta per tirare acqua al proprio mulino, “ama il prossimo tuo” perde ultimamente di senso. Inoltre il cristianesimo non va sintetizzato nella schiera politica Salvini- Meloni, in quanto nonostante essi condividano valori cristiani, la fede e il cristianesimo stesso non si incarnano nelle loro persone.
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